Sintomi degli attacchi di panico: ansia, tachicardia, paura e fobie. La psicoterapia per uscire dal panico

La paura è un’ emozione provata da tutti, serve a preparare l’ organismo ad affrontare un pericolo e a preparare il comportamento di risposta all’ evento temuto (cioè la risposta alla minaccia reale o percepita). Sotto stress, la persona è però più vulnerabile alla paura. Gli attacchi di panico sono comunemente descritti come un’ improvvisa manifestazione di ansia, con  frequenza ed intensità variabili. I sintomi tipici dell’ attacco di panico sono rappresentati da paura, terrore, sensazione di morte imminente, timore di perdere il controllo delle proprie idee o delle proprie azioni. A ciò si possono associare sintomi come palpitazioni (tachicardia), dolore toracico, sensazione di soffocamento, vertigini, vampate di calore o brividi di freddo, tremori e sudorazione. Spesso la crisi da attacco di panico passa inosservata agli altri, perchè il soggetto cerca di nascondere le sensazioni provate. Il tipico esordio del disturbo da attacco di panico si presenta con la comparsa di un attacco maggiore, di notevole intensità, durante situazioni di routine quotidiana, senza cioè un motivo esterno scatenante. L’ attacco di panico è un disturbo legato all’ ansia, ma a farla da padrone è la paura di avere altri attacchi imprevedibili e non legati ad una specifica situazione.

CAUSE E FATTORI SCATENANTI DEGLI ATTACCHI DI PANICO

A volte il primo episodio di attacco di panico deriva da situazioni drammatiche o di pericolo vissute dalla persona in passato, come gravi incidenti, morti improvvise di persone care, o durante particolari condizioni come il post partum nella donna.

Gli eventi di separazione da una persona cara e di perdita di importanti relazioni interpersonali possono essere correlati all’ esordio del disturbo da attacco di panico e d’ ansia (separazione matrimoniale, divorzio, rottura di un fidanzamento o perdita di un amico), così come fatti addirittura positivi (allontanamento dalla casa dei genitori dopo un matrimonio, nascita di un figlio, assunzione di un importante incarico professionale lontano dalla propria città). Gli eventi che comportano la perdita o la separazione di un rapporto affettivo importante hanno in molti casi un ruolo significativo sia nella comparsa del primo attacco di panico sia nell’ eventuale aggravamento di un disturbo già esistente. Alcune situazioni stressanti possono essere la causa dell’ inizio del disturbo di attacco di panico e del suo eventuale aggravamento. Si tratta di situazioni che, indipendentemente dalle caratteristiche reali ed obiettive, vengono vissute dalla persona come trappole. Tali situazioni possono essere di diversa natura da persona a persona: circostanze effettivamente stressanti, situazioni nell’ ambito familiare (genitori iperprotettivi, rapporto coniugale difficile, convivenza difficile con altri familiari), situazioni opprimenti in ambito lavorativo.

ATTACCHI DI PANICO, PAURA, ANSIA E FOBIE

Nella fase iniziale, gli attacchi di panico (anche isolati) vengono ben presto accompagnati dal persistere di uno stato di paura ed ansietà. Questa condizione, spesso fonte di sofferenza, porta alla paura relativa alla possibilità che possa verificarsi nuovamente un attacco di panico in situazioni in cui potrebbe essere difficile da gestire (o da “controllare”). Tale paura porta spesso ad evitare le situazioni ritenute potenzialmente “a rischio”: l’ ansia anticipatoria, determinata dal timore che gli attacchi di panico possano ripetersi, può infatti raggiungere un’ intensità tale da compromettere la vita sociale, lavorativa ed affettiva, limitando così la libertà e lo stile di vita personale. La paura tende a generare confusione: durante un attacco di panico, la concentrazione si focalizza sul pericolo. In questo stato, il ritmo del respiro può diventare affannoso, è possibile percepire del formicolio, sensazioni di torpore o vampate di calore. Mentre l’ attacco di panico ha un’ insorgenza improvvisa e dura pochi minuti, l’ ansia anticipatoria cresce lentamente ed ha una durata anche di molte ore. E’ possibile ridurre l’ ansia o controllarla allontanandosi dalla situazione ansiogena o cercando rassicurazione da una persona di fiducia. L’ attacco di panico, invece, quando comincia non può più essere bloccato: sfugge ad ogni controllo quando il meccanismo è innescato. In molti casi si viene a manifestare un’ elaborazione ipocondriaca degli attacchi di panico: le persone temono o sono convinte d’ essere affette da una malattia fisica e chiedono ripetutamente l’ intervento del medico o di altri specialisti (sono frequenti le richieste di intervento al Pronto Soccorso). Le preoccupazioni ipocondriache riguardano in genere il timore di una grave malattia cardiaca, come l’ infarto, o la paura di una morte improvvisa per ictus cerebrale. Spesso inoltre le persone associano gli attacchi di panico a situazioni o luoghi specifici, evitando di restare soli, di allontanarsi da casa, di recarsi in luoghi affollati, di usare mezzi pubblici. In questo modo gli attacchi di panico diventano meno frequenti e più tollerabili. Tra le complicanze più comuni degli attacchi di panico si trovano le fobie e, in modo specifico, l’ agorafobia (timore di situazioni sociali nelle quali, in caso di attacco di panico, sarebbe difficile fuggire o ricevere aiuto in caso di crisi improvvisa). La persona può imporsi così delle limitazioni alle proprie attività quotidiane (come guidare, prendere treni o ascensori), oppure farle solo in presenza di un accompagnatore. Quando si soffre di un disturbo di panico, la propria autonomia viene notevolmente ridotta e si inizia a convivere (con estrema difficoltà) con la paura, evitando luoghi e contesti considerati off-limits perché probabili cause scatenanti. Si entra così in un circolo vizioso.

LA PSICOTERAPIA PER USCIRE DAL PANICO: LIBERARSI DAGLI ATTACCHI DI PANICO E DALL’ ANSIA

Tuttavia si può uscire dal panico: la terapia psicologica cognitivo comportamentale è un valido strumeno attraverso cui è possibile modificare i pensieri disfunzionali, quelli che generano paura. Contemporaneamente la psicoterapia permette, attraverso varie tecniche, di controllare le risposte emotive e di modificarle. La persona apprende così stili di risposta più funzionali in situazioni prima interpretate come ansiogene, non fugge e non le evita, sperimentandosi ed accrescendo così il proprio senso di autoefficacia. Ci si scopre così di nuovo liberi di fare e di agire senza paura.

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