Scoliosi idiopatica e scoliosi congenita. Intervento chirurgico
La chirurgia ha compiuto considerevoli passi avanti nella cura della scoliosi idiopatica: i trattamenti sono più efficaci, la stabilità della colonna vertebrale è istantanea permettendo a chi si è operato di tornare a casa dopo poco più di una settimana dall’intervento, camminando con le proprie gambe ed evitando l’impaccio del busto ortopedico.
La scoliosi idiopatica riguarda principalmente giovani in fase di sviluppo che in passato erano costretti a restare a lungo ricoverati dopo l’intervento e vedevano fortemente ridotta la loro capacità di muoversi per l’uso prolungato dei corsetti. Oggi invece la chirurgia è risolutiva in tempi molto più rapidi.
La scoliosi idiopatica, come dice il nome stesso, è di origine sconosciuta. Altri tipi di scoliosi sono invece dovuti a cause note, come:
– malattie della muscolatura
– poliomielite
– neurofibromatosi (malattia ereditaria che colpisce le cellule nervose e cutanee, caratterizzata dalla presenza di tumori benigni che si sviluppano a livello dei nervi)
– malattie rare.
La scoliosi si manifesta soprattutto durante l’età dello sviluppo, intorno ai 9-11 anni, per poi evolvere con ritmi variabili fino alla fine dell’accrescimento dello scheletro. Colpisce in misura maggiore il sesso femminile e in un caso su tre è ereditaria.
La scoliosi si presenta come una curvatura più o meno accentuata della colonna vertebrale: più è grave la curvatura, maggiore è la deformità, che si traduce in una notevole asimmetria delle spalle, del tronco e dei fianchi.
L’aggressività della scoliosi dipende molto dall’età in cui compare. In genere quelle ad evoluzione più seria sono le scoliosi che si manifestano presto, già nel periodo della scuola (6-9 anni) o ancora prima (3-6 anni).
La scoliosi non può regredire ed è, purtroppo, destinata ad evolvere abbastanza rapidamente. Inoltre, se non trattata, può peggiorare fino a compromettere la capacità di movimento e il camminare. Questo accade nei casi estremi, quando la colonna vertebrale è sottoposta a una torsione e un restringimento tali da creare danni irreversibili al midollo spinale.
A lungo andare, poi, una scoliosi trascurata può mettere a rischio anche funzioni vitali come quelle cardiovascolare e respiratoria. E’ il caso del cosiddetto “cuore polmonare cronico”: una malattia che si manifesta quando la gabbia toracica è talmente deformata da impedire l’afflusso del sangue dal cuore ai polmoni comportando uno scompenso cardiaco (sindrome caratterizzata da un’alterazione nella circolazione del sangue dovuta alla diminuita efficienza di contrazione del cuore).
Inoltre va ricordato che questa malattia viene vissuta, specialmente nelle giovani ragazze, come un difetto fisico imbarazzante, che causa spesso isolamento, depressione e disadattamento sociale.
È impossibile fare prevenzione perché la scoliosi è dovuta ad un insieme di molti fattori ed è in parte ereditaria, quindi non è evitabile solo adottando un corretto stile di vita. È importante però prevenire un peggioramento quando la malattia si è già manifestata, adottando il più possibile posizioni corrette, facendo attività fisica, evitando sovraccarichi alla colonna vertebrale (come gli zaini troppo pieni) e mantenendo un peso nella norma.
Scoliosi: sintomi
È molto importante individuare in tempo eventuali malformazioni della colonna vertebrale per correggerle prima che evolvano in forme più gravi. I genitori, la scuola e l’ambiente sportivo hanno un ruolo importante perché possono segnalare posizioni scorrette o non spontanee del bambino o del ragazzo, che possono costituire segnali importanti da approfondire.
La scoliosi deve essere sospettata quando una delle due spalle sembra più alta dell’altra o quando gli abiti indossati non cadono diritti. Spesso, in caso di scoliosi, il ragazzo prova affaticamento nella zona lombare dopo essere stato a lungo seduto o in piedi nella stessa posizione.
Se la scoliosi è già avanzata, possono manifestarsi anche dolori ai muscoli della schiena nelle aree che sono più spesso sotto sforzo, per esempio nel tratto lombosacrale.
Al di là dei sintomi che possono anche passare inosservati, sono raccomandati regolari controlli dal pediatra durante tutta l’età evolutiva e della pubertà, a partire dal momento in cui il bambino è sufficientemente grande per stare in piedi ed essere sottoposto ad una visita ortopedica.
Scoliosi: diagnosi
La diagnosi della scoliosi si basa sull’ esame clinico: il medico esamina la persona in piedi, da seduta e da sdraiata, analizza il tronco sia di fronte sia di lato. Viene osservata la postura, la simmetria del profilo delle spalle e delle scapole, la simmetria del tronco.
Eventuali asimmetrie delle spalle e della gabbia toracica possono essere segnali iniziali di scoliosi. Anche un’iperlassità, cioè un’eccessiva elasticità dei tessuti, deve essere per il medico un campanello d’allarme, perché favorisce l’instabilità dello scheletro e quindi è un fattore predisponente.
Se invece viene riscontrata una vera e propria torsione della colonna vertebrale, si è di fronte ad una scoliosi già strutturata.
Per le scoliosi lievi, l’osservazione clinica è in genere sufficiente per arrivare ad una diagnosi. Forme più evolute di scoliosi, invece, possono richiedere indagini ai raggi X, anche ai fini di una corretta impostazione del trattamento di cura.
Sport per scoliosi lievi o moderate
Di fronte a scoliosi lievi o moderate (sotto i 20 gradi), il medico consiglia prima di tutto la ginnastica che serve a ridare tono alla muscolatura e frenare l’evoluzione della malattia. L’attività fisica crea una sorta di busto interno di tipo muscolare che dà sostegno alla colonna vertebrale favorendone la correzione e, in una fase iniziale della malattia, è sufficiente ad arrestarne l’evoluzione.
Per quanto riguarda il tipo di ginnastica, spesso si riscontra nei giovani una scarsa volontà di seguire scrupolosamente programmi specifici di ginnastica riabilitativa, pertanto oggi gli ortopedici sono più propensi a consigliare agli adolescenti uno sport a piacimento purché eseguito con regolarità, cioè almeno 2-3 volte alla settimana e con movimenti corretti, che non pesino troppo sulla spina dorsale.
In genere la ginnastica correttiva viene vissuta da bambini e ragazzi come un’imposizione medica e nella maggior parte dei casi non dà risultati. Meglio quindi una sana partita di pallavolo o di calcio che, se vissuta come un momento ludico e divertente, impegna in modo più produttivo i muscoli, consente movimenti più spontanei e fluidi e quindi alla fine risulta più efficace dei semplici esercizi di rieducazione motoria.
Quasi tutti gli sport sono ben accetti, ad eccezione di quelli che aggravano la colonna vertebrale con carichi eccessivi, come la pesistica o il culturismo. Anche sport asimmetrici come il tennis non sono controindicati perché, al contrario di una credenza diffusa, non sono mai stati associati alla scoliosi.
Scoliosi e busto ortopedico
In una fase più evoluta della scoliosi, quando la curvatura supera i 20 gradi, alla ginnastica viene associato l’uso di un busto ortopedico, che serve ad impedire la progressione della deformità arrivando alla stabilizzazione delle curve entro limiti accettabili.
Il trattamento con il busto deve essere iniziato il più presto possibile, una volta accertato che è necessario, e prolungato durante tutto il periodo dello sviluppo (16-17 anni per le femmine; 17-18 anni per i maschi).
Per quanto riguarda il tipo di tutore più adatto, ne esistono di diversi, da scegliere in base alla gravità della curva e all’età del ragazzo. Oggi ci sono busti modulabili che contengono efficacemente il tronco con la possibilità di essere regolati, adeguandosi ad organismi in crescita e in continuo movimento.
Questi busti moderni permettono di vivere una quotidianità libera da vincoli e in alcuni casi consentono miglioramenti evidenti, ma vanno sempre abbinati alla ginnastica, che va effettuata nei momenti in cui non si indossa il busto.
Esiste poi anche un’altra ginnastica, di tipo respiratorio, che viene consigliata nelle ore in cui si porta il busto, per aiutare l’organismo a tollerare meglio questo strumento.
Quante ore va portato il busto per la scoliosi? In caso di scoliosi moderate (intorno ai 20 gradi), il busto va tenuto per circa 12 ore, preferibilmente nella fascia serale-notturna; per le forme più evolute di scoliosi si consigliano circa 16-18 ore.
Controlli ortopedici effettuati in media ogni 6 mesi consentono di monitorare l’evoluzione della malattia verificando l’efficacia del trattamento nel tempo e adattando il busto (se necessario sostituendolo) ai cambiamenti e alla crescita del ragazzo.
Intervento chirurgico per scoliosi
Quando la curvatura è superiore ai 40 gradi e il ragazzo è giovane, con uno scheletro ancora in fase di sviluppo, è quasi sempre necessario ricorrere all’intervento chirurgico. L’intervento consiste nell’inserimento di viti nei peduncoli delle vertebre deformi che servono ad ancorare due barre parallele, sagomate e resistenti. Le barre vanno ad allineare la spina dorsale. Il materiale utilizzato è in genere la lega di titanio.
Dopo la correzione viene effettuato un attento monitoraggio delle condizioni neurologiche del malato: per far questo, viene ridotta gradualmente la dose di anestetico (senza che l’operato raggiunga la piena coscienza) per verificare che l’allineamento della colonna vertebrale non abbia provocato danni ai movimenti delle gambe. Questa procedura prende il nome di “risveglio intra-operatorio” o “wake up test”, è un’operazione sicura ed efficace anche se può prolungare di qualche minuto la durata dell’intervento e comportare un maggior sanguinamento.
In caso di scoliosi gravi, per cui sono richiesti interventi particolarmente lunghi e complessi, si preferisce ricorrere al cosiddetto “monitoraggio elettrico intra-operatorio”, che consiste nel controllo (da parte del neurologo) dei segnali elettrici che partono dalla struttura centrale e arrivano a quella periferica.
L’operazione dura complessivamente dalle quattro alle cinque ore circa. Dopo l’intervento, il malato viene portato nel reparto di terapia intensiva e monitorato dall’anestesista per 24 ore, durante le quali vengono anche somministrati analgesici per endovenosa per ridurre il dolore.
Con l’intervento, la correzione della deformità vertebrale non è totale, ma può raggiungere il 50-60%. L’effetto, comunque, è pressoché immediato e la colonna vertebrale risulta definitivamente e visibilmente stabile. Questo rende superfluo l’uso di busti o gessi correttivi.
Trascorsi 3-4 giorni, l’operato può rimettersi in piedi e dopo 7-10 giorni lasciare l’ospedale camminando autonomamente.
Il rientro a scuola o al lavoro è possibile in genere dopo due settimane di convalescenza mentre la ripresa delle normali attività quotidiane e di quella sportiva avviene all’incirca dopo tre mesi. Sono tempi di gran lunga inferiori rispetto a quelli richiesti dal tradizionale trattamento con busto ortopedico e anche il risultato estetico è decisamente migliore, con risvolti psicologici notevoli, soprattutto per le ragazze.
L’ intervento è indicato anche nei casi di scoliosi congenita o adulta. Nel primo caso, la vertebra malformata è presente fin dalla nascita e causa una deviazione della colonna vertebrale che tende ad aggravarsi rapidamente. In passato queste forme venivano affrontate con i busti (che spesso non risultavano risolutivi) o con interventi chirurgici che interessavano tutta la colonna vertebrale. Oggi si è più propensi verso una chirurgia già da piccoli e più mirata alla correzione della singola vertebra responsabile della malformazione. Le scoliosi congenite non vanno però confuse con il cosiddetto “atteggiamento scoliotico”, caratteristico del primo anno di età, che si risolve spontaneamente nel tempo e quindi non richiede trattamenti.
Quando invece la scoliosi interessa l’età adulta, in genere si tratta dell’evoluzione di una scoliosi dell’adolescenza che non è stata adeguatamente trattata oppure che, per motivi metabolici od ormonali, ha subito un peggioramento successivo allo sviluppo della pubertà.
Per esempio, il periodo successivo a una gravidanza o quello della menopausa sono soggetti a forti sbalzi ormonali che provocano un cedimento della struttura muscolare che, a sua volta, si riflette sulla salute della colonna vertebrale. Raramente la scoliosi può comparire per la prima volta in età adulta per via di una degenerazione dei dischi intervertebrali che crea un’instabilità strutturale della colonna vertebrale.
Nelle persone adulte la manifestazione principale è il dolore, che si accompagna spesso ad andature claudicanti o sciatalgie (infiammazione dolorosa della gamba causata dall’irritazione del nervo sciatico). Un trattamento di riabilitazione in genere non apporta benefici, mentre è più indicato l’intervento chirurgico. Con l’operazione si liberano le radici nervose che controllano gli arti inferiori e si può arrivare, se non ad una correzione totale della colonna vertebrale, a una sua stabilizzazione, evitando il peggioramento della malattia e riducendo il dolore e le difficoltà di movimento.
Oggi le tecniche chirurgiche permettono di effettuare interventi di questo tipo anche in persone di 60-70 anni.