Dolore alla spalla: tendinite, borsite, periartrite alla spalla. Sintomi, diagnosi e cura

Dolore alla spalla: ti svegli e cerchi di muovere il braccio, ma è come paralizzato. La spalla è bloccata e provoca dolore. Subito pensi: avrò dormito in una posizione scorretta? Oppure è stato quello sforzo di ieri che ha provocato un trauma o una contrattura alla spalla?

Capita all’ improvviso, come un fulmine a ciel sereno: ti svegli con un dolore alla spalla e subito pensi ad uno “strappo” muscolare. Ma se le fitte non passano, occore fare degli accertamenti medici.
Molte persone si rivolgono all’ortopedico per problemi alla spalla. Tra tutti i disturbi dell’apparato muscolo-scheletrico, questa articolazione è più complessa del ginocchio. Ecco le principali patologie a carico dell’articolazione della spalla, detta cingolo scapolo-omerale.

Capsulite adesiva della spalla e diabete

Se il braccio, nonostante lo sforzo di volontà, è realmente bloccato, probabilmente si tratta di capsulite adesiva (nota comunemente con il termine di “spalla congelata”), dovuta a un ispessimento e a una contrattura della capsula articolare.
Rara, è spesso la spia di un diabete non diagnosticato, quindi esige esami del sangue di approfondimento e terapie tempestive.

Dolore alla spalla: tendinite e borsite

Se invece la spalla, nonostante il dolore acuto che si irradia fino alla mano, reagisce positivamente allo sforzo di muoverla, si parla di “pseudoblocco”: un sintomo causato da diverse patologie.
Per scoprirne la causa, il primo step consiste nel fare una radiografia della spalla in tre proiezioni, corredata da un’ ecografia ed eventualmente da una risonanza magnetica nucleare.
Nel 50% dei casi, dal referto di questi esami risulta che rigidità e dolori sono dovuti a una tendinite, conseguente a sforzi fisici (come palestra, sollevamento di mobili e valigie; attenzione quindi ai pesi che non sempre sono amici delle spalle) o a una borsite: l’infiammazione acuta di quel tessuto molle (chiamato borsa) presente tra i tendini e l’osso, utile a far scorrere l’articolazione. In caso di borsite c’è gonfiore e un piccolo versamento (invisibile all’esterno) che, come la tendinite, si risolve in pochi giorni grazie a tre rimedi: riposo, borsa del ghiaccio e antinfiammatori su prescrizione medica.

Dolore alla spalla e periartrite scapolo omerale

Se gli esami diagnostici non mettono in luce una tendinite o una borsite alla spalla, il dolore può essere dovuto a qualcosa di più serio come la periartrite scapolo-omerale, ovvero la presenza di calcificazioni: piccoli depositi di calcio che si formano a livello dei tendini della cuffia dei rotatori. Sono queste calcificazioni a provocare degli attacchi molto dolorosi, che possono comparire dal nulla o a seguito di uno sforzo fisico.
Si risolvono nell’arco di sette-dieci giorni grazie all’associazione di farmaci analgesici, come il paracetamolo, e di antinfiammatori non steroidei (come l’acido acetilsalicilico).
Per una terapia più localizzata, gli antinfiammatori possono essere somministrati attraverso particolari cerotti transdermici (in farmacia, senza ricetta), o tramite un breve ciclo di ionoforesi: una tecnica che sfrutta le correnti elettriche (a dosaggi non pericolosi) per favorire la penetrazioni dei principi attivi direttamente nel “punto dolente”. Le sedute di ionoforesi si eseguono in ambulatorio o in ospedale e sono convenzionate dal Servizio Sanitario Nazionale.

Dato che di solito la crisi acuta di dolore alla spalla spinge spesso a recarsi al pronto soccorso, frequenti sono anche le infiltrazioni di cortisone direttamente nella spalla. Attenzione però: anche se, lì per lì, il cortisone calma il dolore alla spalla, non risolve affatto il problema (per questo occorre andare dall’ ortopedico). Inoltre l’iniezione di cortisone non va ripetuta ad ogni “attacco” di dolore: alla lunga provoca una degenerazione dei tendini che finisce col peggiorare la situazione.

A volte l’attacco acuto ricompare a distanza di mesi prendendo di mira anche l’altra spalla. Altre volte rimane un “dolorino” strisciante che limita i movimenti del braccio interessato.
Oltre ai farmaci, in questo caso l’ ortopedico può prescrivere un breve ciclo di “onde d’urto”: si tratta di onde meccaniche, mirate a disgregare i depositi di calcio che si formano sui tendini (in genere bastano tre sedute e sono a carico del Servizio Sanitario Nazionale). L’importante è eseguire ogni seduta sotto guida ecografica, per meglio indirizzare le onde d’urto sui depositi da sciogliere.
Oltre alle onde d’ urto focalizzate, è utile fare un ciclo di fisioterapia (10 sedute) che preveda esercizi di mobilizzazione, di stretching e di rinforzo muscolare.

Tens, Tecarterapia e Vela Smooth se il dolore alla spalla non passa

Se invece il dolore non accenna a diminuire, costringendo a dormire semiseduti sul divano perché supini nel letto si acuisce, allora è necessario abbinare alla fisioterapia manuale un ciclo di terapie fìsiche strumentali. La scelta, in questo caso, è ampia.
C’è la Tens (Stimolazione Elettrica Transcutanea) che si avvale di “treni” di onde elettriche a microimpulsi brevissimi e che ha il vantaggio di essere convenzionata col Servizio Sanitario Nazionale.

C’è anche la Tecarterapia, molto usata nella riabilitazione dei traumi sportivi: il trattamento si basa su onde elettromagnetiche pulsate che rigenerano le cellule danneggiate.
C’è inoltre il Vela Smooth: un apparecchio che combina ben tre tipi di onde antalgiche, potenziandone l’efficacia attraverso un’azione sinergica. Il Vela Smooth è dotato di un manipolo che rilascia contemporaneamente radiofrequenza, ultrasuoni e infrarossi.
Va però precisato che sia la Tecarterapia che il Vela Smooth non sono convenzionate e il costo è di circa 50-60 euro a seduta, per un ciclo di otto-dieci sedute.

L’ intervento chirurgico se il tendine della spalla è rotto

Se, nonostante tutto, la spalla continua a far male, è necessaria una risonanza magnetica per verificare che non vi sia una lesione del tendine o una zona di “conflitto osseo”, cioè un vero e proprio attrito tra la parte superiore della scapola e la testa dell’omero.
Se il tendine è rotto e il conflitto osseo è importante, occorre l’intervento chirurgico.

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